E invece Gab Loter (altro pseudonimo di The André, che non vuole essere un altro Liberato, ma che tiene alla sua privacy) si è ritrovato in studio di registrazione, a fare di quello che era partito come uno scherzo un qualcosa di reale, di concreto, di materiale quanto materiale può essere un disco di vinile da suonare a 33 giri per minuto. Ma la cosa più sorprendente non è neanche questa, la cosa più sorprendente è che non è per nulla una cialtronata. I riarrangiamenti acustici sono diventati “traduzioni”, ciò significa che The Andrè adesso oltre a scrivere la musica scrive i testi, cercando di mantenere il significato di pezzi come “Non pago affitto” di Bello Figo, “Vendetta Vera” di Trucebaldazzi, o “La danza dell’ambulanza” di Young Signorino. Haha! Risate! Beh, sì, si sorride, soprattutto se si conoscono bene gli originali. Ma, incredibilmente, i pezzi funzionano anche su un livello ulteriore.
Il ragazzo sa quel che fa e in Themagogia – Tradurre, Tradire, Trappare riscrive con estrema delicatezza, ironia e anche una certa ricerca, così la danza di Young Signorino diventa Ballata dell’Ambulanza e ci racconta di “Una bagascia che faceva l’infermiera / Raccattava i barboni giù nei vicoli ogni sera / Fra quei vecchi malvestiti c’ero un tempo pure io / Che sentivo la volante e gridavo: buon Dio”. Beh, è un gran bel salto da: “Portati i cerotti puttana, mmh / Siamo tutti rotti per strada, mmh / Mi sfascio, sì, tutte le sere, mmh / Sì, sento già le sirene”.
Il ragazzo ha talento, dicevamo, e sa narrare. Sa anche scrivere, se è per quello, dato che i pezzi sono validissime composizioni folk, sicuramente ispirate dal maestro genovese (che in questo momento, ovunque si trovi, starà probabilmente sorridendo per The André e bestemmiando contro noi, che lo appelliamo “maestro”) ma poi declinate in maniera assolutamente personale; ma anche quando melodia e testo rimangono (come in Habibi di Ghali, della quale però si trasforma radicalmente l’arrangiamento) la personalità dell’interprete rende l’ascolto incredibilmente godibile. È nato tutto per scherzo, ci racconta l’autore nella conclusiva Originale, era un modo per de-mitizzare il cantautore genovese, che di essere mitizzato non aveva assolutamente voglia, sentir cantare le banalità trap e indie dalla sua voce forse poteva spezzare l’incantesimo.
Beh, non siamo sicuri che questo ragazzo del Friuli Venezia Giulia (“tra i 20 e i 30 anni”) ci sia riuscito, sia perché è riuscito a far nascere i fiori dal letame, sia perché in quest’album ci sono pezzi validissimi, scherzo o meno, arrangiati da Dio, scritti bene, ironici, a tratti geniali; e la traduzione, stavolta non tra virgolette di Maddalena del cantautore spagnolo Joaquin Sabina e la “traduzione” di “O mia bela Madunina” – sì, proprio quella – rivelano un desiderio di esprimere sul serio qualcosa che vada al di là di quella che nel wrestling si chiama gimmick, la trovata, l’espediente.
Qualche passo falso, senza dubbio: l’inedito Una canzone indie non funziona come le altre (che poi, a essere onesti, la maggior parte dei pezzi sono altrettanto inediti, a prescindere da quanto ispirati siano da pezzi altrui) e Marito è una versione ironica di “Mi sono innamorato di tuo marito” di Cristiano Malgioglio, ma se testualmente funziona molto bene, l’arrangiamento e la melodia sono banalotti come un pezzo indie.
Sarà probabilmente difficile ripetere l’exploit, soprattutto perché in Italia se commetti il peccato capitale di far sorridere e non prenderti sul serio sei marchiato a vita come buffone di corte, ma questo ragazzo, con la scusa dello scherzo, ha scritto tra i testi italiani più belli degli ultimi anni, quindi speriamo che vada avanti: The André, Gab Loter o qualunque altro cazzo sia il tuo nome, facciamo il tifo per te.
(2019, Freak & Chic)
01 Ballata dell’Ambulanza
02 Britannico
03 Canzone dell’affitto
04 Vendetta Vera
05 Una canzone indie
06 Marito
07 Maddalena
08 Madonnina
09 Habibi
10 Originale
IN BREVE: 3,5/5