A Coliseum Complex Museum è il terzo album in carriera, un album che ruota sì sempre intorno a certi vezzi di stampo New Pornographers, ma che acquista man mano una mitigata personalità, si arricchisce di soluzioni e pulsioni delicate, che prendono distanze e sensibilità da classicismi per andare a nutrire un’estetica melodica molto psichedelica, di quelle musiche che sorvolano l’ascolto senza mai atterrare da qualche parte.
Otto piste dai toni tra il lattiginoso e il chiaroscurale, una spiccata direttrice verso l’alto e poi certe affiliazioni sospese che guardano lo ieri di Electric Light Orchestra, sghiribizzi floydiani, e l’oggi di Tame Impala, Black Angels e ovviamente quegli alieni subliminali dei Flaming Lips, piccole assunzioni melodiche che mirano comunque a dilatare il dilatabile che la formazione di Montreal ha prefissato come priorità creativa.
Dalla tracklist la pastorale evanescenza di Pressure Of Our Plans, l’acido colorato di The Plain Moon e il volo pindarico che Nightingale dirige verso lidi impalpabili. Poi allacciare le cinture di sicurezza è d’obbligo.
(2016, Jagjaguwar)
01 The Bray Road Beast
02 Golden Lion
03 Pressure Of Our Plans
04 Towers Sent Her To Sheets Of Sound
05 The Plain Moon
06 Necronomicon
07 Nightingale
08 Tungsten 4: The Refugee
IN BREVE: 3/5