Per coloro che sono cresciuti ascoltando The Drums, cominciamo col dire che “Brutalism” non delude affatto, nonostante si allontani dalle vibrazioni soleggiate dei lavori precedenti per attaccarsi a un suono synthpop molto più sperimentale. Di tanto in tanto le chitarre tradizionali e le armonie stile Beach Boys a cui eravamo abituati riemergono, come nel catartico Blip Of Joy, dotandosi però di una produzione più ricca e una gamma di suoni più ampia. Il continuo tentativo di Pierce di prendere le distanze dalle sonorità passate si rivela all’interno del disco a volte un po’ arduo come in Nervous, una ballata acustica e malinconica che nei primi accordi ricorda “Back To The Old House” degli Smiths, interrompendosi all’improvviso sul suono di synth impazziti, per poi terminare con cori stile ragazzi del college intorno al fuoco d’estate.
Questo album parla di Pierce che, come in un diario, racconta di insicurezze e momenti bui e di come siano necessari così com’è necessario trovare il giusto modo per affrontarli. Brani come Body Chemistry e Loner sono ingannevoli nel suono, ti fanno venire una dannata voglia di ballare, ma poi ti ritrovi semi depresso a domandarti cosa c’è che non vada nella tua vita e cosa puoi fare al riguardo. Nel primo pezzo Jonny esplora le emozioni dal punto di vista scientifico, suggerendo l’idea che la depressione possa essere radicata nel suo DNA: “Perché la mia chimica non mi perdona?”, mentre su Loner affronta il suo disagio con il mondo circostante, lamentandosi dei limiti di una relazione che non andrà oltre il mero incontro casuale: “Hai detto che potevi venire e ho detto che potevi, vorrei che ci fosse dell’altro tra me e te, io voglio amore”.
È difficile individuare una canzone fulcro, poiché tutte quante, ognuna a suo modo, evocano uno stato d’animo specifico, ma se non cantate, ballate e ascoltate incessantemente il ritornello di 626 Bedford Avenue, vuol dire che c’è qualcosa che non va: “626 Bedford Avenue, penso di essermi pentito di averti baciato quella notte, mi sono innamorato e mi tratti come una merda, ma io continuo a tornare”. Un testo che racconta una relazione tossica, intrappolata perfettamente in un groove contagioso, quasi come se si volesse nascondere tutto “sotto” il tappeto synthpop.
“Brutalism” trova Pierce nel suo momento musicalmente più sicuro, ma lo trova vulnerabile sul lato personale. È in grado di esplorare nuovi suoni senza preoccuparsi delle aspettative, scoprendo emozioni che non aveva mai toccato prima nella sua musica, mentre cerca di venire a patti con la sua insicurezza indaffarato a togliere vecchi scheletri dall’armadio.
Kiss It Away è un altro standout tagliato, pieno di temi nostalgici e immagini. Le sonorità rassicuranti dei vecchi The Drums creano una sensazione di sollievo immediato, come l’abbraccio di un genitore quando da bambini si è tristi per qualcosa. Come gli altri, anche questo brano racchiude il desiderio di trovare qualcuno che calmi il tuo dolore in modo simile a quel sentimento di amore incondizionato.
Non c’è che dire, Pierce ci regala un album intensamente variegato, composto da vette gioiose e bassi strazianti legati insieme dall’apprezzamento dei bei tempi e, soprattutto, dall’accettazione di quelli bui. “Brutalism” racchiude in sé un’insolita crudezza emotiva, basata sulla scoperta del senso di una nuova vita, in cui il paradigma della tristezza va affrontato in modo realistico e celebrato per la sua unicità sul dancefloor.
(2019, Anti-)
01 Pretty Cloud
02 Body Chemistry
03 626 Bedford Avenue
04 Brutalism
05 Loner
06 I Wanna Go Back
07 Kiss It Away
08 Nervous
09 Blip Of Joy
IN BREVE: 4/5