La title track, che apre anche il disco, è il gancio più evidente coi primi due capitoli della discografia degli inglesi (in modo particolare l’esordio “Colour It In”). Il resto del disco si districa invece in un accurato melting pot di spunti: Kamakura, Silence e Pioonering Systems, ad esempio, hanno la pelle macchiata da grosse voglie di The National che le rendono gonfie di languori e barocchismi. Gli stessi che, per altro verso, riportano alla mente le strutture degli Arcade Fire in Spit It Out e WW1 Portraits.
Ma non finisce qui, la ricerca della propria dimensione da parte dei The Maccabees passa anche dall’ariosa Ribbon Road, da quella Slow Sun a cavallo fra gli Editors e i Radiohead nella loro era di mezzo, dal folk orchestrale di Something Like Happiness e dalla raffinatezza pop degli archi di Dawn Chorus, summa dell’album posta non a caso in chiusura.
A conti fatti, un lavoro stilisticamente variegato e ricco di richiami di spessore, ma non per questo poco uniforme: in qualche modo i The Maccabees appongono il loro marchio su ciascuna delle tracce, legandole con atmosfere metropolitane soundtrack tanto di sobborghi di provincia quanto di affollati centri urbani. Un quarto tentativo bello e riuscito.
(2015, Fiction)
01 Marks To Prove It
02 Kamakura
03 Ribbon Road
04 Spit It Out
05 Silence
06 River Song
07 Slow Sun
08 Something Like Happiness
09 WW1 Portraits
10 Pioonering Systems
11 Dawn Chorus
IN BREVE: 3,5/5