
Quanta roba hanno pubblicato i The Men nel corso della loro carriera probabilmente non saprebbero dirtelo con esattezza neanche loro stessi. Ed è per questo che ogni loro uscita va presa così com’è, senza abbandonarsi a troppe elucubrazioni sulla strada intrapresa di volta in volta, su questa o quell’altra variazione sul tema che la formazione americana propone ad ogni disco. Anche perché, in fin dei conti, la formula di casa The Men è sempre la stessa, sebbene declinata in modi alternativi ma spesso anche complementari fra loro: garage d’annata, (proto) punk d’ispirazione a stelle e strisce, post hardcore velocissimo e rumore, tantissimo e a tratti strabordante rumore. E ovviamente in questo non fa eccezione neanche Buyer Beware, l’ultimo arrivato all’interno della discografia dei newyorkesi.
Il bombardamento dei The Men inizia subito con Pony, che non perde neanche un secondo in convenevoli e annichilisce per velocità e tiro, con il refrain che conferma la bontà della band nel saper tirar fuori da − o meglio, inserire dentro a − ogni pezzo il gancio giusto per fare presa. Ci sono un bel po’ di Stooges che si aggirano da sempre dalle parti dei The Men e, nel caso foste alla ricerca di un’ulteriore conferma, eccola qui. Le fabbriche che fanno da sfondo alla title track, il noise furioso che imperversa con PO Box 96, l’alt rock di Charm che strizza entrambi gli occhi a certi Sonic Youth, la blueseggiata Black Heart Blue che cambia per un secondo le carte in tavola e poi la doomeggiante The Path. In pratica tutte le mille facce del loro variegato prisma sonoro.
Colpiscono durissimo i The Men, adesso come hanno sempre fatto. Un disco, questo “Buyer Beware”, fatto e finito per essere stracciato a morsi sul palco, concepito come tutti gli altri lavori dei quattro di base a Brooklyn per dare il meglio di sé nella dimensione live, pronto a scarnificare senza alcuna pietà le meningi dei presenti. E mentre noi stiamo qui a parlarne, probabilmente loro saranno già operativi nella realizzazione di qualcos’altro, sempre all’insegna del rumore, che chi si ferma è perduto e non c’è affatto tempo da perdere, vista la direzione presa dal mondo.
2025 | Fuzz Club
IN BREVE: 3,5/5