Ecco, chi ha ben presente quel tipo di lavoro non faticherà a riconoscerne la mano nel disco d’esordio del progetto The Messthetics, che coinvolge per l’appunto Lally e Canty oltre alla chitarra di Anthony Pirog. The Messthetics, registrato completamente in presa diretta (come tengono a precisare i musicisti coinvolti), è così il formidabile incontro tra la suddetta accoppiata e una sei corde tecnicamente dotata che spazia dal prog al jazz con assoluta nonchalance. La mezz’ora abbondante del disco non ha un’unica linea, al suo interno convivono diversi input, tutti riconducibili a Lally e Canty, con Pirog che s’inserisce all’occorrenza come una lama.
Ma il respiro complessivo di “The Messthetics” è decisamente jazz, vuoi proprio per l’attitudine della sezione ritmica, vuoi per un certo senso d’improvvisazione che pervade le nove composizioni (di cui due, Your Own World e Radiation Fog, sono semplici intermezzi). Di momenti volutamente fugaziani ce ne sono pochi, giusto qualche passaggio di Crowds And Power, ma è impossibile non subire uno schizofrenico effetto déjà vu che a intervalli regolari si fa vivo nella tracklist.
Il risultato è un album che sguazza negli ascolti, nelle influenze e nella storia di Lally, Canty e Pirog, un album che per la sua natura interamente strumentale e per l’approccio con cui è suonato potrebbe anche sembrare una jam tra musicisti che sanno ampiamente il fatto loro, ma che in realtà è molto più matematico e strutturato di quanto si possa pensare.
(2018, Dischord)
01 Mythomania
02 Serpent Tongue
03 Once Upon A Time
04 Quantum Path
05 Your Own World
06 The Inner Ocean
07 Radiation Fog
08 Crowds And Power
09 The Weaver
IN BREVE: 3,5/5