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The Pines – Above The Prairie

abovetheprairieUna ritemprante full immersion in quelle lande canadesi boschive e pensierose già tanto ben descritte dalle prosaiche sonore di Barzin e Great Lake Swimmers, ma loro, i The Pines, vengono da Minneapolis, Minnesota – un pochetto più giù –  e rendono benissimo l’idea attraverso le arie che tirano nel nuovo disco, Above The Prairie.

Questo loro nuovo album è un qualcosa di metafisico, di mistico, che in America incastonano nella definizione di southern gothic (Lost Nation, Villisca) e che la band conferma a suon di melodie gassose, echi trasmigranti verso fattori non terrestri, elegiaci, solenni, inni e ballate subliminali dai retrogusti folk e dai toni dolcemente oscuri. Dieci tracce che pervadono l’ascoltatore di uno stato di quasi incoscienza, ipnotizzandolo con flussi di violini, pianoforti, lap steel, fistle, ombre appalachiane che attorcigliano lo spirito.

Una naturalità fielding frammista a corsette country di dylaniana memoria (Hanging From The Earth, Where Something Wild Still Grows, Sleepy Hollow), un disco cosparso di armonici trasognanti e ballate quiete (Come What Is) che propiziano una piccola estasi disegnata con scorci d’impossibile infinito.

(2016, Red House)

01 Aerial Ocean
02 There In Spirit
03 Lost Nation
04 Hanging From The Earth
05 Here
06 Where Something Wild Still Grows
07 Sleepy Hollow
08 Villisca
09 Come What Is
10 Time Dreams (feat. John Trudell & Quiltman)

IN BREVE: 3/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.

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