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The Smile – Cutouts

Non saremo noi a frenare il flusso di coscienza dei The Smile, non può essere nessuno. Nessuno può fermare Yorke quando sale su una montagna russa dalle sembianze della sua coscienza musicale. Cutouts, che arriva a nove mesi da “Wall Of Eyes”, ci riporta inevitabilmente sui territori dei gemelli divisi “Kid A”/ “Amnesiac” (2000/2001), ovvero quando il materiale prima accantonato poi bussa da sotto come acqua che bolle. Quelle di “Cutouts” sono canzoni che fremevano. Nervi tesi, tristezze insolute, rebus irrisolti che necessitavano risposte all’interno di questo torrido 2024.

La premessa è sempre sostanza con Yorke e Greenwood: i video diffusi sui social qualche giorno prima dell’annuncio del disco raccontano il gusto (di una volta) nel costruire un immaginario. L’immaginario dell’inafferrabile, dell’impersonale, dell’umanità compromessa. Poi la musica: dieci pezzi agrodolci, pregni di suoni a chiaroscuro. Forse nulla di memorabile, ma di certo a futura memoria di una formula che non può avere epigoni. Rispetto ai due dischi che lo precedono, in “Cutouts” l’impronta di Tom Skinner e del suo ritmo nevrotico è base fondante. Vedi nella patologica Eyes & Mouth, nel funk alieno di The Slip o nella croccante Bodies Laughing.

Atmosfere cupe, aperture pungenti, ridiscese nel buio, il disco vive dei saliscendi umorali tipici dei lavori viscerali e meno “programmati”. E poi l’immaginario di cui si parlava. L’impressione è che i The Smile siano intrappolati in un universo in cui hanno trovato totale pace e liberazione e che Thom Yorke abbia yorkizzato tutto ciò che gli sta attorno. Dunque ora è il nocciolo della sua anima a essere pungolato dai testi, non più l’esterno. “Il vuoto ha molte forme / L’unica cosa è ascoltare” – sibila in Instant Psalm con voce cristallizzata nel tempo, senza crepe, smagliature, come se non appartenesse a questa epoca.

Solo in un passaggio scompare completamente, avviene in Don’t Get Me Started dove, per un solo secondo al minuto 2’36’’, Thom diventa robot. Questa canzone è il vero capolavoro di “Cutouts”: un Wurlitzer gocciola cattivi presagi. Una pioggia elettronica alza la terra. Una macchia nera sbava in discesa e porta virtualmente “Everything In Its Right Place” fino all’oggi. “Non mi capisci e la tua voce non significa niente” – l’acqua della pioggia evapora con un bip.

2024 | XL

IN BREVE: 3,5/5

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