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Thom Yorke – Anima

A poca distanza dalla pubblicazione della colonna sonora di “Suspiria”, il remake del classico dell’horror firmato da Luca Guadagnino, Thom Yorke torna nei giorni più caldi degli ultimi mille anni con il suo terzo album solista, Anima. Basta un primo ascolto per finire in un mondo parallelo, oscuro, che ci fa dimenticare l’afa e ci proietta in uno scenario ben più problematico del global warming.

Infatti Yorke ha confessato di aver partorito questo lavoro dopo un lungo periodo di ansia e paranoia, tradotto in quarantasette minuti di minacciose pulsazioni elettroniche senza soluzione di continuità, concepite come un’unica lunga suite. Si può comprendere ancora di più la visione “unitaria” del disco guardando l’affascinante cortometraggio uscito su Netflix in contemporanea col disco e diretto da Paul Thomas Anderson, un quarto d’ora di video-arte e danza contemporanea in cui Yorke, la sua compagna Dajana Roncione e un corpo di ballo si esibiscono in una lunga coreografia costruita su tre estratti dall’album (Not The News, Traffic, Dawn Chorus) fusi insieme con maestria.

Il concept alla base del corto, così come di quella strana promozione legata al numero verde da chiamare di cui avrete sentito parlare, è il sogno/incubo e le teorie psicologiche di Carl Gustav Jung. Dal punto di vista dei testi, quindi, niente di nuovo: Thom Yorke è sempre il solito genio capace di dirci nel modo più persuasivo possibile che è tutto una merda distopica, la vita è un incubo per il continuo peggioramento delle condizioni climatiche e del nostro rapporto con la tecnologia, l’amore è l’unica possibilità per trasformare tutto ciò in un sogno sopportabile. Ciò che cambia qui è un nuovo approccio alle dinamiche all’interno dei brani, ai sali-scendi di intensità, ai ritmi costruiti con le drum machine, tanto robotici quanto umani e avvolgenti.

Dopo il primo ascolto è infatti inevitabile il secondo, il terzo, il quarto e così avanti, rigorosamente dalla prima all’ultima traccia senza skippare o invertire la sequenza della tracklist. Non ci sono singoloni da cantare nei prossimi concerti di Yorke in Italia o canzoni che rimangono impresse nella mente, perchè “Anima” è attraente per motivi diversi, è un luogo sonoro in cui si sente la necessità di tornare spesso a rifugiarsi e riflettere, come solo certi grandi dischi riescono a far desiderare.

È l’album migliore degli ultimi anni tra tutti quelli in cui Yorke è coinvolto: più centrato e a fuoco di “Tomorrow’s Modern Boxes” (2014), ma anche di “The King Of Limbs” (2011) o dell’unicum degli Atoms For Peace (2013). Se la stampa e i critici musicali si sono spesso lamentati del fatto che i lavori solisti del frontman dei Radiohead fossero incompleti (o semplicemente noiosi, soprattutto nelle loro trasposizioni live), in “Anima” si trova un Thom Yorke in splendida forma, capace di mettere in bella mostra le sue caratteristiche peculiari, il suo falsetto in primis, ma anche l’influenza dell’elettronica sperimentale del passato e del presente.

Echi dei Kraftwerk in Last I Heard (…He Was Circling The Drain), la bossa nova futuristica di Beck in I Am A Very Rude Person e un generale senso del ritmo post dubstep (ballabile solo con la mente) portato da Four Tet, Floating Point e James Holden. “Anima” è un’unica grande canzone donataci con sofferenza e impegno da uno dei più grandi pensatori della nostra epoca, da usare come una seduta di mindfullness tra un tormentone estivo e l’altro.

(2019, XL)

01 Traffic
02 Last I Heard (…He Was Circling The Drain)
03 Twist
04 Dawn Chorus
05 I Am A Very Rude Person
06 Not The News
07 The Axe
08 Impossible Knots
09 Runwayaway

IN BREVE: 4/5

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