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Ultimo Attuale Corpo Sonoro – Io Ricordo Con Rabbia

Poco più d’un anno fa, la televisione di Stato italiana mandava in onda una trasmissione di grande successo sulla terza rete. Da quella trasmissione mutuiamo, in via del tutto eccezionale e soltanto per poche righe, il fortunatissimo format. Segue un brevissimo elenco (dunque: assolutamente parziale) di critiche che, con ogni probabilità, troverete mosse più che soventemente agli Ultimo Attuale Corpo Sonoro. 1) Sono la brutta copia dei Massimo Volume. 2) Sono la brutta copia dei CCCP/CSI. 3) Sono la brutta copia dei Massimo Volume, dei CCCP/CSI e, già che ci siamo, anche degli Offlaga Disco Pax (estremamente chiaro il più che carente principio identificativo). 4) Sono tremendamente spocchiosi, monocorde, prevedibili. 5) Ma di questo disco che gliene importa alla gente comune, semplice, che lavora? A un povero bracciante lucano, a un pastore abruzzese, a una modesta casalinga di Treviso? Che gliene importa di queste tematiche intellettualistiche, solitarie, masturbatorie? Per l’appunto: meglio riderci su. Perché al di là di evidenti, illustrissimi rimandi, confinare il terzo lavoro del collettivo veronese ad un simile depauperamento strutturale è atto ingrato e dissennato. Non funziona, pertanto, il delegittimatorio giochino dei rimandi, tranquillamente estendibile da Fausto Rossi agli Afterhours, dagli Starfuckers/Sinistri al Santo Niente, dai Madrigali Magri ai Fluxus. E questo, naturalmente, volendo limitare il campionario al territorio nazionale. Non funziona, dicevamo, il delegittimatorio giochino dei rimandi: perché Io ricordo con rabbia è una lama ben affilata che penetra nella carne di chi ascolta, un’opera che quasi disconosce decrementi tensivi. Trascorsi due anni dal predecessore Memorie e Violenze di Sant’Isabella, il quintetto Mercati-Sorio-Zorzan-Marchiotto-Ridolfi converge verso sonorità più feroci, composizioni più brevi, solchi maggiormente profondi e meno dilatati. “Canzoni civili in un tempo di battaglia a bassa intensità”, come le definiscono i nostri, canzoni che tracciano un cammino comune tra la strage di Ustica (Flight data recorder) e l’assassinio di Giancarlo Siani (Fortàpasc), tra il golpe che condusse al potere Pinochet ed alla morte il cantautore cileno Victor Jara (Undici Settembre Millenovecentosettantatré) e i bombardamenti in Libano datati 13 agosto 2006 (Non tacciano i canti, La ballata di Itamar). Canzoni che saccheggiano garbatamente la bellezza di Henry Miller (Della tua bocca), Erri De Luca (Non ora, non qui), Marc Augé (Casablanca) e Jean-Claude Izzo (Mio sole dei morenti). Canzoni che si fregiano delle ottime liriche di Gianmarco Mercati, il quale ha l’enorme pregio di arricchire e render propri riferimenti molteplici senza  mai capitombolare nell’altrui referenzialità o nel mero cronachismo. Canzoni cui arrangiamenti completano una struttura egregiamente autoportante, che trova forse il proprio precedente in un episodio principe: “Stanze”, dei già citati Massimo Volume, anno 1993. Qualche camaleontico retaggio persiste, dunque; ben lungi, in ogni caso, dallo scalfire una solida opinione. Sarà sempre preferibile un numero n di Ultimo Attuale Corpo Sonoro che una qualsiasi marmaglia di imbecilli ululanti, o pseudo cantastorie narcoticamente irradiati da un’aurea santità citazionistico-onananistica. Diremo che n, ad occhio e croce, tende a più infinito. E diremo che bisogna ricordare con rabbia, sempre. Ma non stavolta.

(2011, Manzanilla)

01 L’impero del male
02 Flight data recorder
03 Della tua bocca
04 Non ora, non qui
05 Fortapàsc
06 Undici Settembre Millenovecentosettantatré
07 Casablanca
08 Mio sole dei morenti
09 Non tacciano i canti
10 La ballata di Itamar
11 Tessera P2# 1816
12 Io ricordo con rabbia

A cura di Michele Leonardi

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