Il disco segue – innegabilmente – la scia del precedente “Soma”, ed è qui che lo “sciamanesimo” sonico della tracklist prende ancor più voracità e bramosia quasi necrofaga, tutto è predisposto per dilaniare e fare a brandelli l’ascolto, un senso prolifico di negazione totale e dal passo a varano che avanza sui coni stereo al pari di una asfissia programmata. Nove tracce maledette in cui la formazione di Richmond non risparmia nulla dei crismi di genere, bassi e percussioni compressi al massimo, liriche ossesse, “burned”, anche in episodi acustico/lisergici come le ballate di chitarra Sparrow e Aition.
Un mix dolorante di Uriah Heep e Alice In Chains in Crypt Key, che messo a contrasto con le tessiture doommy di Two Urns, Hyperion o Hesperus crea la giusta dose di “estremo” libidinoso. Per non farci mancare nulla, anche la folgore Sabbath-style di Kingfisher, e il viaggio senza ritorno nei gironi infernali dei Windhand è completo, una sana spirale di dolore verso la sofferenza trasfigurante. Satan approves!
(2015, Relapse)
01 Two Urns
02 Forest Clouds
03 Crypt Key
04 Tanngrisnir
05 Sparrow
06 Hyperion
07 Hesperus
08 Kingfisher
09 Aition
IN BREVE: 3/5