E non le manda a dire Bruce Gilbert, vedi l’attacco in Blogging dove tutto questo comprare-commentare-downloadare-navigare-uploadare in Rete, gli appare come un assurdo marasma. E, in questo senso, il refrain “Blogging like Jesus / Tweet like a Pope” è destinato a rimanere nell’immaginario per molto, molto tempo.
Non tradiscono dunque il loro modo d’essere, i Wire: vedi la plumbea In Manchester che ci riporta agli anni in cui in Inghilterra fare musica significava scorticare la corteccia di certo cattivo umore (“Non so come la mia storia finirà: morto o in carcere?”). Anche Harpooned e Sleep-Walking costringono l’ascoltatore a ripararsi da intemperie di tipo sonico e umorale, ma il rischio lo si conosce. In realtà ci sono momenti in cui Gilbert e Lewis fanno anche il tentativo di vedersi un po’ diversi allo specchio. Prendi Swallow, Split Your Ends o Shifting: canzoni che si riflettono un po’ più pop del solito, conciate con vestiti leggermente più morbidi. Ma il “bluff” è comunque dietro l’angolo, al primo affondo di chitarra, al primo imprevedibile cambio d’abito.
E il punto è proprio questo: ci piacerebbero i Wire diversi da quello che sono? Probabilmente no. Soprattutto quando, dal vivo, sentiremmo la mancanza di quella loro tensione costante che ogni volta uccide e ogni volta fa risorgere la nostra voglia di musica di qualità.
(2015, Pinkflag)
01 Blogging
02 Shifting
03 Burning Bridges
04 In Manchester
05 High
06 Sleep-Walking
07 Joust & Jostle
08 Swallow
09 Split Your Ends
10 Octopus
11 Harpooned
IN BREVE: 3/5