Quando nel 1977 i Police fanno le loro prime comparse sui piccoli palchi della Londra underground, la città è scossa dal punk e la loro sembra una proposta musicale totalmente fuori contesto. Non sono dei ragazzini Gordon Sumner aka Sting, Stewart Copeland e Andy Summers (che all’esordio ha già 36 anni, una decina in più degli altri due) e per di più hanno un look ricercato, i capelli ossigenati e una tecnica musicale davvero invidiabile in un ambiente in cui in quel momento contava decisamente molto di più ciò che si diceva piuttosto che il come lo si diceva. Con il loro debutto discografico, “Outlandos d’Amour” (1978), i tre confermano di essere una voce fuori dal coro: c’è il suono secco e spigoloso del punk che sta già virando verso il post punk e la new wave che imperverseranno nel decennio successivo, c’è una fortissima vena pop che attraversa le loro melodie e c’è soprattutto la commistione col reggae, praticamente un inedito a quelle latitudini. Un qualcosa per cui la band verrà anche osteggiata da quella Londra underground, specie agli inizi.
Con Reggatta de Blanc, il loro secondo lavoro in studio dato alle stampe nell’Ottobre del 1979 ad appena un anno dal suo predecessore, i Police perfezionano ulteriormente la loro formula e fanno letteralmente il botto, raggiungendo i primi posti di tutte le classifiche tanto con l’intero album quanto soprattutto con due singoli devastanti come Message In A Bottle e Walking On The Moon, che rappresentano appieno il titolo del disco che li contiene: “reggae bianco”. Il tocco di Copeland alla batteria, d’estrazione jazz e progressive, è il vero tratto distintivo della musica dei Police, riconoscibile in un nanosecondo, ma è la sinergia tra i tre a essere esplosiva, perché Sting non è solo un cantante belloccio ma anche un bassista con gli attributi che fa pulsare a dovere i brani della band, così come la precisa chitarra di Summers funge da trait d’union tra l’esotismo di certe soluzioni e il background più marcatamente rock in cui si muove la band, evidente in pezzi come It’s Alright For You o On Any Other Day, in cui la new wave s’impossessa una volta tanto dei Police.
Se le accattivanti melodie reggae di Message In A Bottle e Walking On The Moon sono il grimaldello con cui i Police scassinano il mondo del rock finendo per far breccia anche tra i più integralisti, è altrove che vanno ricercate le peculiarità del loro stile, decisamente complesso nonostante l’apparenza spesso scanzonata: è il caso di Contact, che si assesta su controtempi pirotecnici, oppure della title track, un brano quasi interamente strumentale (non fosse che per qualche vocalizzo di Sting) che cambia due, tre, quattro registri al suo interno come se nulla fosse. Sempre in sospeso tra le piste da ballo e gli squat, i Police con “Reggatta de Blanc” conquistarono tutto ciò che c’era da prendere in termini commerciali, imponendo la loro nuovissima formula e lasciando solo poche briciole alla concorrenza.